Carissime famiglie,
Siamo sulla strada, come i discepoli di Emmaus, con tante domande dentro al cuore. I nostri pensieri, le nostre lacrime non ci fanno essere lucidi.
Sono delusi, tristi, affrontano questa tristezza parlando di quello che hanno lasciato a Gerusalemme.
Qualcosa ha alterato fortemente la loro relazione con Gesù: è come se la sua morte avesse lacerato la speranza, dissolto la fiducia, compromesso la familiarità con il Maestro di Nazareth, con quel Messia atteso e seguito.
Quante volte non riusciamo a vedere Gesù perché offuscati dalla lacrime? Quante volte non lo sentiamo presente perché le nostre logiche non sono quelle di Dio?
Dio continua a raggiungerci ovunque la delusione ci porti: è un viandante, all’instancabile ricerca dei figli amati. Li trova e li porta con se nella luce della resurrezione.
I discepoli di Emmaus di Suor Marie-Paul Farran
L’icona dei discepoli di Emmaus venne proposta a suor Marie-Paul Farran nel 1990 da padre Thomas Rosica che in quell’anno stava completando la tesi di licenza presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma, approfondendo l’identità del discepolo anonimo nel racconto lucano.
Suor Marie-Paul Farran amava illustrarne il significato con queste parole: «Tutti, uomini e donne, siamo chiamati a essere come questi due discepoli di Cristo: in cammino, per ripercorrere insieme a lui la Scrittura, lasciandoci ammaestrare e illuminare. Tale percorso si spinge verso una meta inattesa: “Resta con noi, Signore!”. Ci attende la mensa, la Cena, quando, alla frazione del pane, il Signore scomparirà dagli occhi, vivendo per sempre nella vita dei due discepoli: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20)».
I discepoli – «Due di loro erano in cammino» (Lc 24,13). Nei due discepoli Luca coglie il volto di tutti i credenti. L’attenzione alla reciprocità tra maschile e femminile, che attraversa tutto il racconto lucano, ha spinto alcuni esegeti a vedervi una coppia, individuando nel discepolo anonimo la moglie di Cleofa.
Il Risorto – Con discrezione, Gesù si pone sul nostro cammino, si “mette in mezzo”, abitando la nostra storia, le nostre domande. Egli interpella e ascolta sia chi esprime la propria delusione sia chi la custodisce nel silenzio del cuore: «Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro» (Lc 24,15).
La luce –Mentre il sole volge al tramonto, un’altra luce scalda il cuore dei discepoli: la luce della Parola. Nel gesto eucaristico essa incontrerà la sua pienezza, rendendo piena la comunione con il Maestro: «Allora si aprirono i loro occhi e lo riconobbero» (Lc 24,29).
I piedi – Il Risorto condivide i passi dell’uomo e la potenza della sua Parola sa orientarli nella giusta direzione perché «lampada ai miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino» (Sal 119,105). Per questo essi «partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme» (Lc 24,33)
Gesù banchetta con Cleopa e Maria
Lo spezzare il pane e la condivisione è ciò che ci rende famiglia/Chiesa generata dalla Resurrezione. La prima Chiesa è quella domestica raccolta attorno a Gesù che si fa pane per tutti.
Accogliamo l’invito a condividere quello che abbiamo, come i primi cristiani, in questo momento difficile di crisi ,con coloro che non hanno niente a causa della perdita del lavoro.